Omelia, 27 Dicembre 2021 – Don Antonio Paone – POSTULATORE – Sr Maria Pia Brando

 

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato…. Lo raccontiamo a voi.”

Con queste parole sentiamo tutta la ricchezza del cuore di Giovanni che ispirato da Dio sente la necessità, il bisogno, il desiderio di raccontare quello che Dio ha fatto nella sua anima. “Ciò che noi abbiamo veduto, ciò che noi abbiamo udito, ciò che le nostre mani hanno toccato”…. Queste parole esprimono una ricchezza d’amore, di sentimento, di meraviglia, di stupore che ha riempito il cuore del piccolo Giovanni. Il più piccolo quando Gesù è morto. Giovanni si era veramente innamorato, si era sentito accarezzato dall’amore di Dio. Si era sentito attratto, affascinato, voleva stare sempre con Gesù, incurante del pericolo! Incurante del pericolo salirà il Calvario con LUI e resterà ai piedi di quella croce, da solo, con LEI, la Vergine Maria.

Perché quando il cuore di un uomo, quando il cuore di una donna s’innamora, viene ferito dall’amore non riesce a resistere. Se poi il cuore di un uomo, di una donna, il cuore di un ragazzo, di una ragazza viene toccato dall’amore di Dio, allora cambia!

Il cuore di quel ragazzo, di quella ragazza cambia e il volto dell’uomo o della donna sarà un volto giovane per sempre. E quell’uomo e quella donna toccato dall’amore di Dio sentirà per sempre il desiderio di parlare di Colui che il suo cuore desidera.

L’esperienza dell’apostolo Giovanni non è forse l’esperienza di Suor Maria Pia Brando? Che fin da bambina viene toccata dall’amore, di quest’amore silenzioso, ma di quest’amore che una volta sperimentato non se ne può fare più a meno.

Più tardi, dopo di lei, anche sua sorella Adelaide, diventata poi, Santa Maria Cristina.

L’esperienza dell’apostolo Giovanni non è forse equiparabile all’esperienza di Suor Maria Pia Brando che a un certo punto, pur nel rispetto, nell’educazione delle ragazze del suo tempo, in quella che era anche l’educazione verso i genitori e il rispetto dei genitori che dovevano interferire nelle scelte dei figli, resiste, ma poi esplode per il desiderio di consacrarsi al Signore e tutte le prove chieste dal Signore, le supera e Lei parte e va nella clausura e comincia quest’esperienza rigida, rigorosa perché vuole stare con Gesù, perché è innamorata….. e poi ben presto, maturando l’amore in questo rapporto con il Signore, in questo dialogo continuo, in questo rapporto che è fatto di penitenza non sopporta che Gesù soffra e vuole riparare e allora in questo dialogo continuo, in questo rapporto che va maturando, Lei ad un certo punto si rende conto che non può tenere solo per sé quello che ha scoperto, quello che ha ricevuto. Sente il bisogno, il dovere di un’opera e allora il Signore la conduce, si lascia condurre. Perché quando si è innamorati ci si consegna alla persona di cui ci si innamora e Lei si consegnò al Cuore di Gesù.

Gesù divenne il Padrone di questa donna che non la trattò da schiava, che non la trattò da serva ma la trattò veramente da sposa, perché il Signore condivideva con Lei anche i dolori: “Lascio che Gesù, durante la notte, possa un po’ riposare dalle sue pene e soffro io al posto suo”. Così quando faceva penitenza.

Dunque, ad un certo punto, Lei avverte il desiderio, il bisogno che ha avvertito Giovanni: “Quello che ho sentito nel mio cuore, l’amore che ho provato nel mio cuore quando orfana, LUI è venuto da me, nel momento stesso della morte di mia mamma, LUI, si è presentato dandomi sua Madre Addolorata come Madre e dandomi se stesso come Sostegno, come Maestro, come Amico e come Sposo, io ora, voglio ( Lei matura ad un certo punto) e dice: io ora voglio che quello che ho visto, l’amore che ho ricevuto, la grazia che ho toccato con mano, l’abbiano anche altri e altre”.

Allora incomincia ad andare, inizia la missione. Inizia la sua missione!

Arrivando qui, viene quasi a dire a questa terra: “Hanno portato via il Signore!” Ci dice il Vangelo….

Arrivata in questa terra, viene quasi a gridare come un’innamorata: “ Ma Gesù dov’è ? E allora la statua del Sacro Cuore con i miracoli, i prodigi che non sono mai finiti….. E allora la sua opera, la paternità di Dio che ha sentito, la Maternità di Maria che ha sperimentato, Lei vuole che anche altri possano sentirla e chi più degli orfani, chi più di quelli e di quelle che non hanno da mangiare, che non hanno una mamma che le possa accudire, che non hanno un papà che possa portare a casa il cibo da poter mettere sulla tavola.

L’esperienza di vita di Suor Maria Pia Brando vissuta molto nel nascondimento, perché per quanto Lei andasse per le strade, per quanto Lei andasse nelle case e dialogasse con tanti e combattesse le povertà e per quanto Lei subisse anche le ingiustizie dei fondatori, di coloro che vogliono avviare un’opera, quest’opera che il Signore ha voluto tenere veramente all’ombra del suo manto, l’opera di Maria Pia è iniziata quando nel suo cuore è esploso il desiderio di non trattenere per sé quello che Gesù faceva vedere, quello che Gesù le faceva ricevere e quello che Gesù le dava da vivere ma che lo ricevessero anche altri e allora veramente si è realizzata la parola che stiamo ascoltando: “ Il Verbo della vita”. E Lei ha cominciato a parlare di Gesù, a sacrificarsi per Gesù come vero capofamiglia, anche di questa corona di dodici vergini che il Cuore di Gesù voleva.

Come vero capofamiglia anche di questa istituzione nascente: l’orfanotrofio, i poveri, gli ammalati ….. Lei ha incominciato a vivere così, sentendosi padre e madre di un’opera, avendo la responsabilità della vita e del governo. Grave, drammatica, dolorosa responsabilità dover guidare e dover governare una comunità nascente e dover evangelizzare allo stesso tempo.

Si realizza nella vita di Suor Maria Pia Brando, l’esperienza del piccolo Giovanni e Lei tutto quello che riceve materialmente lo offre subito. Spiritualmente impara a donarlo agli altri, alle altre al punto che anche religiose di altri istituti, quando per malattia, per alcuni periodi dovevano lasciare la clausura, chiedevano di non tornare nelle proprie case ma di andare da Suor Maria Pia Brando. Così racconta una clarissa del monastero di Pontecorvo di Napoli, che si chiamava come Lei: Suor Maria Pia, scrive e racconta che nei nei periodi di malattia andava da Suor Maria Pia Brando e lei la istruiva, la educava nelle cose dello Spirito e sapendo suonare, una sera, questa suora che era ospite qui a Mugnano, le dice : “ Madre suonate una messa”. La Madre comincia a suonare e ad un certo punto , mentre sta suonando si commuove e poi le dice dopo: “Mi sono commossa perché mentre suonavo è venuta mia sorella Maria Cristina” – che era già morta da alcuni anni in quel periodo e Lei comincia a raccogliere anche i suggerimenti spirituali di sua sorella quasi sentendosi inferiore rispetto alla santità della sorella che Lei ha sempre guardato con ammirazione.

Quando le chiedevano preghiere per la guarigione di qualche ammalato, per qualche situazione difficile, dolorosa, per umiltà, per sottomissione, diceva anche: “ Chiedete a Lei, chiedetele di pregare”!

La vita di Suor Maria Pia Brando è stata così. Non importante per quello che ha realizzato, quello è venuto dopo. Ma importante perché Lei ha vissuto da innamorata!

Anche noi, fratelli e sorelle, in modo particolare noi che ci siamo consacrati, anche noi abbiamo vissuto qualcosa di quest’esperienza di Giovanni e di suor Maria Pia perché quando Gesù si è fatto conoscere e si è fatto sentire, allora si è fermato, quando gli abbiamo detto di sì.

E anche noi potremmo sperimentare ancora se andiamo avanti, se abbiamo non tanto la capacità di fare i miracoli ma…. Di vivere da innamorati.

SIA LODATO GESU’ CRISTO!

27/12/2021